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Geomorfologia, flora e fauna

Gemorfologia

Il territorio della IX Comunità Montana del Lazio , situato nella fascia preappenninica ad est di Roma, é attraversato dalla valle dell’Aniene. A nord di questa si elevano i monti Lucretili, propaggini 
meridionali dei monti Sabini. Si tratta di formazioni calcaree caratterizzate dal massiccio del monte Gennaro (m. 1271) e da fenomeni di carsismo, quali il "Pratone" di monte Gennaro e prato Favale utilizzati ancora per il pascolo dei bovini, equini e caprini. Ad ovest dei Lucretili é presente il complesso carbonatico dei monti Cornicolani, circondato da zone pianeggianti con le famose cave di travertino. A sud dell’Aniene i monti Tiburtini e quindi la catena dei Monti Prenestini e Caprini. Il territorio é caratterizzato da ambienti di notevole rilevanza naturalistica e botanica protetti da due parchi regionali:quello dei monti Lucretili e quello dei monti Prenestini. L’economia prevalentemente agricola é legata alle colture tradizionali dell’olivo, da cui si estrae il rinomato olio della Sabina e degli alberi da frutta, tra cui ciliegi, albicocchi e castagni. Rinomata la qualità del miele di alta quota. Il territorio della IX Comunità Montana ha visto negli ultimi decenni un’ intensificarsi delle ricerche che ha portato a una migliore definizione delle fasi più antiche della preistoria. Nella piana di Cretone (frazione di Palombara Sabina) sono stati scoperti utensili litici e fauna fossile risalenti al paleolitico inferiore (Homo erectus, 300.000 anni fa); tracce della presenza di cacciatori neandertaliani sono attestate sporadicamente sui monti Lucretili, in particolare sui piani carsici (50.000 a.C.); il paleolitico superiore, diffuso più capillarmente, è testimoniato dall’ importante insediamento di Grotta Polesini (fase epigravettiana 11.000 a.C.), situata sull’ Aniene a ponte Lugano, vera fabbrica di strumenti litici (ne sono stati rinvenuti circa 400.000).   
La successiva età neolitica, legata all’ effermarsi di un economia basata sull’ agricoltura e l’ allevamento, e ancora poco nota nell’ area montana ma è stata di recente studiata in un prossimo sito di pianura, le Caprine di Guidonia-Montecelio, dove sono state messe in luce sequenze statigrafiche relative a un villaggio abitato dal neolitica antico (VI millennio a.C.) alla fine dell’ età del Bronzo (inizi del I millennio). 
La prima età dei metalli (III millennio a.C.) è documentata dai rinvenimenti, quasi sempre sporadici, di cuspidi in selce e oggetti metallici (Nerola, Montecelio, colli di S. Stefano presso Tivoli). 
Nel II millennio, durante l’età del Bronzo, gli insediamenti agro-pastorali divengono più numerosi e duraturi soprattutto in pianura, presso aree coltivabili e corsi d’ acqua (Caprine, Inviolata, Acque Albule). Tra la fine del II e l’inizio del I millennio le comunità di montagna e quelle di pianura si diversificano sempre più e si organizzano socialmente, come dimostrano i reperti rinvenuti nelle necropoli protovillanoviane di Palombara Sabina e delle Caprine. 
Vengono occupate più intensamente e stabilmente le sommità montane (castellieri o siti di altura) per sfruttare meglio i pascoli montani raggiunti stagionalmente dalla vicina pianura (transumanza verticale); nella nostra area ricordiamo gli insediamenti di monte Sant’ Angelo in Arcesio (Tivoli) e monte Morra (San Polo). 
Nello stesso periodo sui colli circostanti i Lucretili, prossimi al Latium vetus, nascono i primi centri protourbani e ha inizio un periodo di rapido sviluppo economico e demografico che porterà subito dopo (VII-VI secc. a.C.) alla formazione di vere e proprie città (Tibur-Tivoli, Praeneste-Palestrina, Corniculum-Montecelio, Cretone, ecc.). Fra le quali Roma non tarderà ad emergere. In questo quadro le aree montane diventano sempre più marginali e gli insediamenti di altura si spopolano fin dal IX sec. a. C. La montagna non viene però abbandonata: sulle pendici orientali dei monti Lucretili e Sabini (le Carboniere e Castiglione sopra Palombara, monte Matano presso Moricone) sorgono ampie sistemazioni a terrazze sorrette da muraglioni in opera poligonale, la cui precisa funzione non è ancora del tutto chiarita. 
Il centro più importante delle nostra zona è senz’ altro Tibur, importante città-strada situata all’ imbocco della valle dell’ Aniene e quindi punto di transito obbligato fra il Lazio e l’ entroterra montuoso per i traffici commerciali e le greggi transumanti; a ciò è dovuta la singolare presenza di forme di sepolture tipiche dell’ area adriatica (tombe a fossa entro circoli di pietre, IX sec. a.C.) e lo sviluppo del culto di Ercole, divinità protettrice dei pastori. Con la graduale espansione romana nella zona si verificò la lenta decadenza e il definitivo spopolamento (III sec. a.C.) dei centri urbani minori (Cretone, Montecelio) e l’ affermarsi di un nuovo tipo di economia, basato sulla villa rustico-residenziale (fattoria a base schiavistica che produce vino, olio, cereali, ortaggi) che si diffonde soprattutto a partire dal II sec. a.C. 
Imponenti e ricchi esempi si trovano presso Palestrina e Tivoli. Anche le pendici dei Lucretili, fino a quote abbastanza elevate, furono coltivate intensamente e molte sono le ville decorate riccamente come quella presso Palombara (Villa di S. Lucia) in cui sono state rinvenute due pregevoli copie da originali greci raffiguranti Zeus ed Eirene. 
Dopo la caduta di Roma la crisi demografica ed economica, la popolazione tornò a vivere nelle campagne. 
Anche la nostra zona fu interessata da varie forme di insediamento rurale (fundi, massae, plebes), quasi sempre situate nei fondi tardo antichi più estesi ed importanti o presso monasteri o chiese. 
Per la nascita dei primi villaggi fortificati intorno all’ anno Mille (incastellamento) e il conseguente instaurarsi dell’ economia feudale, si rimanda alla voce "Cenni storici", nelle singole schede dedicate ad ogni singolo paese.



Flora

Il clima Mediterraneo temperato, l’ esposizione e la natura calcarea del substrato rendono possibile la diffusione sui versanti occidentali del Monte Matano e del Monte Gennaro di una lecceta che da 400 metri s.l.m. raggiunge i 1.000 metri fino ad arrivare a contatto con la faggeta e costituisce un elemento di grande interesse scientifico e conservazionistico. In questa formazione di sclerofille sepreverdi accompagnano il leccio la fillirea a foglie larghe il terebinto, il ramno lanterno, il corbezzolo, e le caducifoglie come il frassino e l’ acero minore ed alcune lianose come lo stracciabraghe, l’ asparago, la rosa sempre verde e il caprifoglio. Più in basso in posizione collinare o pedemontana, ove non sostituiti da coltivi (oliveti), si rinvengono boschi cedui più o meno diradati con roverella talvolta in maestosi esemplari, il sorbo comune, il pruno selvatico, il biancospino, il tamaro, la clematide, ecc. In terreni più ricchi di silice predomina il cerro, spesso in formazioni monofitiche per le secolari cure forestali. Nel sottobosco compaiono l’ acero oppio, il sorbo torminale, il corniolo, il pungitopo, ecc. In posizione settentrionale ed orientale ed a quote superiori trovano il loro habitat ottimale boschi di latifoglie più mesofile con carpino nero, orniello, acero d’ Ungheria, sorbo montano, maggiociondolo e talvolta il tiglio. Sui Lucretili è la faggeta a chiudere la serie delle formazioni boschive, in forme imponenti come intorno a Campitello. Con il faggio è diffuso l’ agrifoglio (protetto), l’ acero di monte, il cerro, la dafne laurella ed il caglio odoroso di areale centroeuropeo. Sulle cime più alte (Pellacchia, Monte Guardia, Monte Serrapopolo) si estendono prati aridi a cotica talvolta rarefatta e con alti valori di petrosità. Pascoli mesofili con alte densità di copertura sono diffusi sui piani carsici già ricordati e soggetti a sfruttamento troppo intenso. 
Aspetti di boscaglia igrofila con pioppi e salici si hanno nelle vicinanze dei corsi d’ acqua perenni come il Fiume Licenza, il Fosso della Mola, ed intorno ai laghetti di Percile. Anche dal punto di vista floristico il territorio dei Monti Lucretili riveste un’ importanza fondamentale: numerose sono le specie da proteggere per la loro rarità come l’ asfodelo giallo, il gigaro a foglie strette, il giglio martagone, lo zafferanastro giallo, l’ iride sabina, molte orchidee e il doronico orientale che con l’ agrifoglio caratterizza questa faggeta in senso termofilo, rapportabile con le faggete meridionali. Altrettanto importanti sono: il contingente di specie balcaniche come il carpinio orientale, il bagolaro, la marruca e i diffusi popolamenti di storace che sui Lucretili costituiscono una stazione quasi esclusiva per l’ Italia.

 

Fauna

La varietà delle forme vegetazionali e la posizione geografica dei Monti Lucretili, compresi tra la catena appenninica e il litorale tirrenico, consentono un popolamento animale quanto mai ricco e di grande interesse naturalistico. Gli studi, in via di completamento, segnalano la presenza di numerose specie di insetti (farfalle e coleotteri per citare i più conosciuti) alcune legate all’ orizzonte mediterraneo altre tipiche di ambienti montani appenninici, alpini o centroeuropei, che qui raggiungono il limite meridionale del loro areale. La scarsa antropizzazione del territorio rende ospitali queste zone ai mammiferi, alcuni diffidenti e di difficile avvistamento come il gatto selvatico, la martora, il tasso, la volpe, la faina, la donnola, il riccio, lo scoiattolo, il moscardino, il ghiro, l’ istrice ed il cighiale, che reintrodotto a scopo venatorio è attualmente in forte espansione. E’ stata segnalata inoltre la presenza occasionale del lupo.


ultimo aggiornamento di Martedì 27 Febbraio 2018 12:50
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